giovedì 4 agosto 2011

Pasqualino Santori: Allevare bio, con l’incubo-discarica

AGRISOLE 5-18 agosto 2011
La stalla biologica di Pasqualino Santori tra pochi mesi si troverà a un chilometro dall’inceneritore di Roma

Allevare bio, con l’incubo-discarica



Pasqualino Santori alleva vitelli Limousine con metodo biologico.
E questo già gli rende la vita difficile, visto che i costi per rispettare i disciplinari di produzione sono più alti rispetto all’allevamento convenzionale.
Ma ciò che lo preoccupa di più, in questa fase, è la notizia che tra pochi mesi, nel raggio di un chilometro dalla sua stalla saranno attivati una discarica e, poco dopo, un inceneritore.
Santori, medico veterinario di professione e allevatore per passione nell’azienda «Selva La Rocca» – 32 ettari con 30 capi bovini a Palidoro, comune di Fiumicino – si ritroverà così a produrre animali e carni di qualità a ridosso del nuovo polo dei rifiuti di Roma e dintorni, che sorgerà in sostituzione di quello attuale di Malagrotta.
«Allevare bio – spiega Santori, che è anche presidente del Comitato bioetico per la veterinaria – significa innanzitutto garantire più spazio agli animali, quindi benessere; per me significa alimentarli con foraggere biologiche della mia azienda, mangimi che acquisto all’esterno, ma rigorosamente bio». E poi niente trattamenti, o quasi: «Solo qualche prodotto omeopatico, quando necessario ». Dunque? «Faccio il ciclo chiuso con fecondazione artificiale, ma ho anche
un toro selezionato per la docilità: gli animali devono stare bene ed essere in sintonia con l’uomo».
A sei sette mesi i vitelli da ristallo vengono venduti a ingrassatori. Ma qualche femmina Santori la tiene per sé fino a 18 mesi. Il reddito? «Tolti i costi, un vitello si vende a 700-800 euro: il prezzo a cui può essere venduto un cucciolo di cane, ma due mesi prima.
Mentre se ingrasso fino a 18 mesi non copro neppure i costi».
Facile dire: «Allevo bio.
Il problema è far passare il messaggio culturale». E la discarica: ci sarà una via d’uscita, un compromesso?
«Entro dicembre dovrebbe chiudere Malagrotta con la contestuale apertura dei nuovi siti – ricorda il veterinario-allevatore – Però finora nessuno mi ha avvisato, o suggerito cosa fare. E io ai consumatori intanto cosa racconto, che produco carni di qualità dove
bruciano i rifiuti? Mi auguro intervengano gli organismi di controllo: saranno loro a stabilire se, e come, un allevamento biologico è compatibile con le emissioni gassose di quell’inceneritore ». ●
MASSIMO AGOSTINI

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