Inceneritori, salute pubblica e interessi economici: il pensiero di un gruppo di medici

Di seguito le conclusioni (invitiamo tutti a leggere il testo completo)

Quando anche, per assurdo, nessuno studio epidemiologico avesse evidenziato ricadute sulla salute umana, il solo fatto che gli impianti d’incenerimento emettono un gran numero di inquinanti pericolosi e persistenti rende a nostro avviso moralmente inaccettabile continuare a esporre le popolazioni a rischi assolutamente evitabili, date le concrete alternative esistenti.
Il perseverare con indagini epidemiologiche, che difficilmente porteranno a conclusioni esaustive, sotto questo avviso appare fuorviante.
Quando si rilevano poi attorno a un inceneritore incrementi di una serie di patologie, e tra queste un aumento di sarcomi, è ben difficile – dopo lo studio di Zambon-Ricci –4 sostenere, appellandosi a fattori di confondimento, che l’inceneritore non abbia prodotto una grave alterazione dell’ambiente, tale da compromettere lo stato di salute generale della popolazione.
Non tutti siamo epidemiologi di professione, ma tutti siamo medici che, pur con diverse competenze, hanno a cuore la salute pubblica e si riconoscono a pieno titolo nell’articolo 5 del Codice deontologico che ci impegna a «promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse naturali anche allo scopo di garantire alle future generazioni un ambiente vivibile». Per questo non possiamo non essere al fianco delle popolazioni che oggi, come a suo tempo i lavoratori hanno fatto nelle fabbriche, stanno difendendo la propria salute e la salvaguardia del proprio luogo di vita. Non vorremmo che si perdesse una altra buona occasione di fare prevenzione primaria e si lasciasse di fatto alla sola magistratura il compito di tutelare il diritto alla salute.