giovedì 17 maggio 2012
martedì 8 maggio 2012
lunedì 7 maggio 2012
martedì 1 maggio 2012
"Oggetto: Vostra lettera del 12 Aprile 2012 al Commissario Potocnik, protocollata da questo ufficio servizi come Ares(2012)451175
mercoledì 25 aprile 2012
Parlamento europeo: "No all'incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati". Il commento degli addetti ai lavori
Il Parlamento europeo ha approvato la relazione per la revisione del programma d'azione in materia di ambiente. In materia di rifiuti, gli eurodeputati propongono alla Commissione l'introduzione del divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati. Eco dalle Città ha raccolto il commento di Daniele Fortini, presidente Federambiente, ed Attilio Tornavacca, direttore generale ed amministratore delegato ESPER
di Giuseppe Iasparra
lunedì 23 aprile 2012 16:55
clicca sull'immagine per ingrandire
Il Parlamento europeo lo scorso 20 aprile ha approvato a stragrande maggioranza la relazione “sulla revisione del sesto programma d’azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma”. Con questo voto il Parlamento sollecita la Commissione europea a proporre al più presto il Settimo programma di azione ambientale dato che l'edizione attuale (il sesto) scade nel mese di luglio.
In tema di rifiuti, l'aula chiede alla Commissione europea una migliore applicazione della vigente legislazione comunitaria sui rifiuti ed obiettivi più ambiziosi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio, tra cui un netto decremento della produzione di rifiuti. Tra le richieste del Parlamento spicca inoltre l'introduzione del divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati.
Il commento degli addetti ai lavori sul divieto
Eco dalle Città ha raccolto alcuni commenti sul divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati proposto dal Parlamento europeo.
"E' una proposta coerente con la gerarchia europea e con la direttiva europea sui rifiuti - ha dichiarato Daniele Fortini, presidente di Federambiente -. Per quanto riguarda l'Italia la parte di rifiuti riciclabile o compostabile avviata a recupero energetico rappresenta però una cifra residuale. Recuperiamo infatti circa il 70% degli imballaggi, quelli che sfuggono alla raccolta sono pochi. E nei nostri forni finiscono per la maggior parte rifiuti speciali, oltre alla parte urbana che non viene riciclata (sottovagliatura del trattamento meccanico-biologico, plastiche eterogenee, indifferenziato non raffinato che non riusciamo a trattare). La preoccupazione più grande nel nostro Paese - ha sottolineato Fortini - riguarda invece le 15 milioni di tonnellate di rifiuti (su un totale di 32) che invece di essere recuperate finiscono in discarica così come sono senza nessun trattamento".
"E' certamente giusto il principio - ha commentato Attilio Tornavacca, direttore generale ed amministratore delegato della E.S.P.E.R -. Per favorire effettivamente il riciclo sarebbe molto utile stabilire a livello europeo dei criteri di progettazione degli imballaggi che possano ridurre i costi dell’attività di selezione e riciclo. In Giappone, ad esempio, il governo ha imposto di produrre solo bottiglie trasparenti ed in Europa alcuni stati hanno penalizzato o vietato l’uso di "sleevers" in PVC, le etichette coprenti dell'intera bottiglia, che rende molto problematico il riciclaggio di bottiglie di PET o in vetro. Tuttavia - ha concluso Tornavacca - trovo comunque positivo rispetto al passato il fatto che sia stabilito chiaramente come prioritario il riciclo rispetto al recupero di energia".
Gli articoli della risoluzione del Parlamento europeo riguardanti i rifiuti
Il Parlamento europeo, (...)
31. ritiene che il settimo PAA debba favorire l'introduzione di incentivi volti a sostenere la domanda di materiali riciclati, in particolare se incorporati nel prodotto finale;
32. è del parere che il settimo PAA debba prevedere la piena attuazione della legislazione sui rifiuti, in particolare il rispetto della gerarchia, garantendo coerenza con le altre politiche dell'UE; ritiene che esso debba fissare obiettivi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio più ambiziosi, tra cui una netta riduzione della produzione di rifiuti, un divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati, con riferimento alla gerarchia prevista nella direttiva quadro sui rifiuti e un divieto rigoroso di smaltimento in discarica dei rifiuti raccolti separatamente, nonché obbiettivi settoriali per l'efficacia delle risorse e parametri per l'efficienza dei processi; ricorda che i rifiuti costituiscono, inoltre, una risorsa che spesso può essere riutilizzata, assicurando un impiego efficiente delle risorse; invita la Commissione a studiare come migliorare l'efficacia della raccolta dei rifiuti provenienti dai prodotti di consumo grazie a un'espansione dell'applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore, nonché mediante orientamenti riguardanti la gestione dei sistemi di recupero, raccolta e riciclaggio; sottolinea la necessità di investire nel riciclaggio delle materie prime e delle terre rare, in quanto i processi di estrazione, raffinazione e riciclaggio delle terre rare possono avere gravi conseguenze per l'ambiente se non vengono gestiti correttamente;
33. ritiene che gli obiettivi già definiti in varie direttive in relazione alla raccolta e alla separazione dei rifiuti debbano essere ulteriormente elaborati e impostati in modo da ottenere il massimo e il miglior recupero di materiali in termini di qualità in ciascuna delle fasi del riciclaggio, vale a dire raccolta, smaltimento, pretrattamento e riciclaggio/raffinazione; (...)
Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 sulla revisione del sesto programma d'azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma d'azione in materia di ambiente – Un ambiente migliore per una vita migliore
New strategy needed to reduce EU's environmental footprint - Comunicato stampa Parlamento europeo (in inglese) del 20.04.2012
lunedì 16 aprile 2012
venerdì 13 aprile 2012
OGGETTO: Problema dei rifiuti a Roma e nel Lazio
Egregio Sig. Ministro
Le scriviamo a nome del "Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio" che rappresenta migliaia di persone a Roma e nel Lazio.
Ci rivolgiamo a Lei per chiederLe un Suo intervento diretto al fine di far rispettare la direttiva Europea sui rifiuti approvata nel 2008.
La direttiva, recepita dall’Italia nel 2010, indica chiaramente la gerarchia di azioni da seguire nella gestione dei rifiuti per “ridurre al minimo le conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e l’ambiente”, mettendo al primo posto prevenzione, riutilizzo e riciclo e relegando all’ultimo lo smaltimento in discarica.
Ad oggi non sono in atto, ne' tantomeno sono previste, strategie per il raggiungimento di questo obiettivo.
Nonostante questo, la maggior parte dei cittadini richiedono fermamente una soluzione, consapevoli che solo una corretta gestione dei rifiuti possa contrastare il sistema basato su discariche ed inceneritori.
Le alleghiamo documentazione fotografica che mostra le iniziative da noi intraprese al fine di ottener un incontro col nostro Ministro dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, Prof. Corrado Clini. Tali misure sono state rese necessarie dal continuativo rifiuto del Ministro Clini di incontrare una nostra delegazione.
Le foto mostrano un membro della nostro Coordinamento che da giorni sta facendo lo sciopero della fame.
Dal nostro punto di vista e' incomprensibile che l’Europa, proattiva nell'intervenire in caso di problemi di natura economica degli Stati Membri, possa limitarsi a mere sanzioni pecuniarie quando si mette a repentaglio la salute e la vita di milioni di cittadini.
Le chiediamo, pertanto, di porsi come Garante e Vigile nei confronti dell’operato del Governo Italiano nell’ambito della gestione dei rifiuti.
RingraziandoLa per l’attenzione e sperando in un Suo intervento Le porgiamo cordiali saluti
SUBJECT: Waste Collection problems in Rome and Lazio
His Excellency,
We are writing to you on behalf of the "Zero Waste Coordination for Lazio", representing thousands of people in Rome and the Lazio region.
The aim of this letter is to request your direct involvement to convince Italy to fulfill its commitments to the European Waste Management Directive (2008/98/EC).
The Directive, received by Italy in 2010, clearly states the hierarchy of actions to be followed on waste management to “minimise the negative effects of the generation and management of waste on human health and the environment”. The Directive’s main priorities are prevention, re-use and recycling, and leave the creation of landfills and incineration as a last resort measure.
To date no such strategies or measures are in place – nor are they foreseen - to fulfill the objectives set by Europe for its Member States.
On the other hand, the overwhelming majority of our citizens are pressing for a solution, since only a correct waste management plan can counter and impede the current system based on landfills and incinerators.
Attached to this mail you can find a photographic collection showing activities undertaken to obtain a meeting with the Italian Minister of the Environment, Land and Sea Protection, Prof. Corrado Clini, PhD. These measures have become necessary because Minister Clini has repeatedly refused to meet our delegation.
The photos show a member of our organization taking part in a long-running hunger strike.
From our perspective, it is incomprehensible that Europe, so proactive when it comes to dealing with Member States’ economic problems, limits its action to a lame imposition of fines when the health and safety of millions of people is at serious risk.
We, therefore, respectfully ask you to supervise and monitor the actions of the Italian Government on this subject.
We look forward to hearing from you at your earliest opportunity and should you require any further information or clarification, please do not hesitate to contact us at any time.
Yours faithfully.
Rifiuti, "Clini non ci ascolta"
Coordinamento scrive al commissario europeo
Di fronte al continuativo rifiuto del Ministro Clini di incontrare una delegazione del Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio, i membri decidono di scrivere al commissario europeo dell'Ambiente in persona, Janez Potocnik. A lui chiedono di farsi “garante e vigile” dell’operato del governo italiano in materia di rifiuti e di intervenire “al fine di far rispettare la direttiva europea sui rifiuti approvata nel 2008”. Intanto prosegue il presidio sotto al ministero dell'Ambiente in attesa che vengano nominati i siti definitivi in alternativa a Malagrotta DI E. FARNISI
Il ministro Clini rifiuta di ascoltarli e loro si rivolgono alla comunità europea. Non accenna così a placarsi la protesta di migliaia di cittadini contro discariche e inceneritori a Roma e nel Lazio. Entro questa sera il titolare del ministero dell'Ambiente nominerà, d'accordo con Polverini, Alemanno e Pecoraro, i siti destinati a risolvere l'emergenza rifiuti nel Lazio. Ma i timori di associazioni, comitati e singoli cittadini restano: “Non faremo un passo indietro nel contrapporci alla realizzazione di nuovi impianti di incenerimento e discariche e non baratteremo la nostra salute e i nostri territori con imposizioni legate ad interessi di lobbies politico-industriali”. Lo dichiarano in una nota i membri del coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio che, di fronte al “continuativo rifiuto del Ministro Clini di incontrare una nostra delegazione”, hanno deciso di scrivere al commissario europeo dell'Ambiente in persona, Janez Potocnik. A lui chiedono di farsi“garante e vigile” dell’operato del governo italiano in materia di rifiuti e di intervenire “al fine di far rispettare la direttiva europea sui rifiuti approvata nel 2008”.
LA DIRETTIVA EUROPEA - Recepita dall’Italia nel 2010, la direttiva indica chiaramente la gerarchia di azioni da seguire nella gestione dei rifiuti, “per – ricorda il comitato nella nota - ridurre al minimo le conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e l’ambiente”. L'Unione europea chiedeva, così, all'Italia e in particolare alla regione Lazio di mettere al primo posto la prevenzione, il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti. E solo in ultimo di pensare allo smaltimento in discarica, “Ad oggi – accusa nella lettera il coordinamento - non sono in atto, né tanto meno sono previste, strategie per il raggiungimento di questo obiettivo”. Malgrado ciò, “la maggior parte dei cittadini richiedono fermamente una soluzione, consapevoli che solo una corretta gestione dei rifiuti possa contrastare il sistema basato su discariche ed inceneritori”. “Dal nostro punto di vista – concludono nella nota - è incomprensibile che l’Europa, proattiva nell'intervenire in caso di problemi di natura economica degli Stati Membri, possa limitarsi a mere sanzioni pecuniarie quando si mette a repentaglio la salute e la vita di milioni di cittadini”.
IL PRESIDIO IN CORSO - Nel frattempo, continua il presidio dei comitati anti-discariche sotto al ministero dell'Ambiente, in attesa che arrivi l'annuncio ufficiale sulla scelta dei siti definitivi in alternativa a Malagrotta. Fra i manifestanti c'è anche Paolo Simonini, in sciopero della fame da otto giorni. “Un'ora sulla croce o trent'anni con la discarica", ripete da ieri accanto ai tanti cittadini che in questi lunghi otto giorni sono saliti sulla croce itinerante e ancora una volta fermi, nel richiedere al governo una strategia di gestione dei rifiuti che porti a "rifiuti zero".
Rifiuti, dal tavolo tecnico ennesimo rinvio
Sit-in davanti al ministero dell'Ambiente
"Entro il 30 aprile". Quanto espresso dall'assessore all'Ambiente della Provincia, Michele Civita all'uscita dal vertice. L'assessore al termine della riunione ha affermato che “non ci sono novità” e che “ci dobbiamo aggiornare sul testo dell'accordo di programma lunedì”. Oggi il vertice si è trasformato in un tavolo tecnico, mentre nella piazza di fronte al dicastero esplodeva la protesta di V. MORENO
“Entro il 30 aprile”. Questo quanto espresso dall'assessore all'Ambiente della Provincia, Michele Civita all'uscita dal vertice. L'assessore, al termine della riunione, ha affermato che “non ci sono novità” e che “ci dobbiamo aggiornare sul testo dell'accordo di programma lunedì”. Oggi il vertice si è trasformato in un tavolo tecnico, mentre nella piazza di fronte al dicastero esplodeva la protesta: “Non abbassiamo la guardia – dice Francesco Saltini, Comitato zero rifiuti Corcolle – protestiamo contro chi continua ad insistere in una politica dei rifiuti che va contro i nostri territori e la nostra salute. Confidiamo nella decisione del ministro”. Resta quindi l'attesa per la decisione che determinerà l'impegno verso la raccolta differenziata ed il piano transitorio, con l'individuazione del sito di raccolta che consentirà la chiusura di Malagrotta (scadenza della proroga: 31 dicembre 2012). Il 30 aprile diviene quindi data entro cui Clini conta di “adottare gli accordi ed i provvedimenti necessari a prevenire l'emergenza rifiuti a Roma”.
LA PROTESTA - Una grossa croce di legno, con alla base alcuni sacchi neri dell'immondizia con i nomi di diverse località laziali (Riano, Palidoro, Cerveteri, Ladispoli, Fiumicino, Rocca Cencia...) e, sopra, una donna che simula di essere crocifissa. Accanto ai sacchi neri la scritta: "La rivolta degli zero, i cittadini in croce per la monnezza di Roma". Così esponenti di Ecologisti e Reti Civiche Verdi Lazio, circa 200 persone in tutto, hanno manifestando sotto al ministero dell'Ambiente "per dire no alla localizzazione di una nuova discarica nel Lazio", mentre all'interno del ministero era in corso un tavolo tecnico sul post Malagrotta a cui non ha partecipato (come invece era stato annunciato) il ministro Corrado Clini. All'incontro, oltre a tecnici del ministero, sono presenti rappresentanti degli enti locali: Roma Capitale, Provincia, Regione e della struttura commissariale del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Oggi potrebbe non arrivare la comunicazione ufficiale sull'esito del tavolo tecnico e sulla scelta dei siti per il post Malagrotta.
Alcuni manifestanti reggono cartelli che ritraggono il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, con il naso da Pinocchio e la scritta "bugiardo", "ipocrita" e "sordo"; altri cartelli raffigurano il sindaco Alemanno, il presidente della Regione, Renata Polverini e il prefetto, Giuseppe Pecoraro, che si tappano gli occhi, le orecchie e la bocca e la scritta "Non vedo, non sento, non parlo".
Malgrado le dichiarazioni degli ultimi giorni della governatrice del Lazio, secondo cui la discarica di Malagrotta chiuderà definitivamente il 31 dicembre 2012, sono molti gli spettri della questione ancora da risolvere. Non esiste infatti ancora oggi un piano concreto e strutturale che consenta davvero la sostituzione del sito più grande d'Europa, con la raccolta differenziata ferma al 24%. Il timore dei comitati, degli ecologisti e delle reti civiche Verdi Lazio, della rete di associazioni, che da mesi lottano a fianco a fianco per scongiurare soluzioni devastanti per il territorio, è che si concluda ancora una volta con un “nulla di fatto”.
“È necessaria, da parte del governo, la revisione del piano rifiuti della Regione e la modifica del piano industriale dell’Ama – dice con una nota Nando Bonesso, consigliere regionale Verdi - bisogna inoltre procedere alla nomina di un commissario per incrementare la raccolta differenziata a Roma, al fine di rispettare l’obbligo di legge che pone, come tetto minimo, il raggiungimento del 65% di differenziato entro il 31 dicembre 2012”.
CLINI - Il ministro intanto invita a non "concentrare l'attenzione della gestione dei rifiuti sulle discariche, che sono la soluzione residuale". Secondo Clini "Roma entra nel sistema europeo uscendo da quello delle discariche, per cui la scelta della discarica è l'ultimo dei problemi". Prima "vengono la raccolta differenziata, il recupero dei materiali, quello dell'energia e poi, come dicono le direttive europee e le leggi nazionali, i rifiuti che rimangono alla fine di questa catena andranno in discarica". Per il ministro, "la concentrazione ossessiva sulla discarica genera problemi". In questo senso, "l'obiettivo - ha aggiunto - è quello di avere un accordo di programma con Comune, Regione e Provincia per costruire insieme un sistema europeo per la gestione dei rifiuti a Roma. Stiamo lavorando intensamente per avere un quadro di riferimento organizzativo e gestionale coerente con le direttive europee e con le leggi nazionali. Il nostro obiettivo - ha ribadito - è fare in modo che la Capitale d'Italia abbia un sistema dei gestione dei rifiuti all'altezza di quello delle altre capitali europee".
DIFFERENZIATA E COSTI DELL'AMA - Ciò che emerge dal rapporto di Legambiente, è l'enorme scarto tra costi e qualità del servizio al cittadino. L'Agenzia per il controllo dei servizi pubblici locali, nell'ultimo rapporto di gennaio 2012, afferma che “dal 2006 al 2011, i successivi Piani finanziari hanno modificato e aumentato le prestazioni di servizio rispetto agli accordi contrattuali (e conseguentemente anche il fabbisogno finanziario di Ama), senza tuttavia conseguire analoghi miglioramenti in termini di qualità del servizio e di risultati ambientali”. I fatti dicono che gli obiettivi della raccolta differenziata sono diminuiti con il tempo, mentre sono aumentate le quantità di rifiuti gettati a Malagrotta. "Nel 2005 l'obiettivo della differenziata è fissato al 25,1%, nel 2006 al 31,1%, nel 2007 al 26%, nel 2008 al 27%, nel 2009 al 21%, nel 2010 al 24%. Di contro, l'obiettivo fissato per le tonnellate di rifiuti in discarica ha un andamento altalenante: un milione nel 2005, 824mila tonnellate nel 2006, 910mila nel 2007, 584.600 nel 2008, 712mila nel 2009, fino a risalire a oltre un milione nel 2010".
DIFFIDA AD ALEMANNO - Sindaco diffidato. Questo il nuovo atto d'accusa di Legambiente nei confronti di Alemanno - pubblicato sulle pagine di ieri della cronaca romana del quotidiano La Repubblica - al fine di attivare subito la raccolta differenziata dell'organico attraverso il sistema del porta a porta estendendolo a tutta la città. Un contribuito che si vuole offrire sul tavolo di discussione che vede impegnati il ministro e gli amministratori del territorio di Roma, che da troppo tempo parlano “unicamente di discariche”. “L'organico costituisce il 33% dei rifiuti solidi urbani - dice Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, attraverso una nota dell'associazione - dunque immaginiamoci quanto potrebbe diminuire la quantità di rifiuti gettati in discarica se nella Capitale si procedesse alla raccolta degli scarti organici per poi lavorarli e trasformarli in compost, cioè in fertilizzante”.
IL SINDACO - "Legambiente fa un discorso assolutamente lunare – risponde Alamanno - per fare la raccolta differenziata porta a porta in tutta Roma servono i soldi che oggi non ci sono, se Legambiente ce li trova lo facciamo anche domani". "Quello indicato dal ministro Clini è un indirizzo programmatico che ci indica il fatto che noi tutti dobbiamo superare il concetto di discarica aggiunge in sindaco - Non dobbiamo aprire nuove discariche, ma chiuderle e fare in modo di non averne più bisogno. Per fare questo dobbiamo chiudere Malagrotta entro quest'anno e abbiamo bisogno che ci venga indicata un'alternativa valida anche perché faremo il massimo sforzo possibile per portare la differenziata a percentuali più importanti". "Quando mi sono insediato la differenziata era al 19 per cento - ha aggiunto - e oggi è oltre il 25 per cento: un bel passo in avanti in 4 anni. Dobbiamo però fare in modo di andare verso il 35 e possibilmente verso il 50%. Per fare questo abbiamo bisogno dell'aiuto del ministero". E a proposito dell'incontro di questa mattina al ministero dell'ambiente, il sindaco ha detto: "L'incontro sarà con i tecnici. Penso andranno gli assessori. Ci auguriamo di avere un'indicazione chiara sulle intenzioni del ministero. Quello di oggi sarà un incontro tecnico e speriamo che il ministro Clini scopra finalmente le carte e ci dica cosa vuola fare realmente".
"Stiamo aspettando che, dopo questa informativa, la riunione di oggi ci dia indicazioni su quali sono i siti alternativi. Appena ci saranno noi ci esprimeremo. A mio avviso, c'e' gia' una serie di proposte interessanti che vengono dalla Regione. Se il ministro fara' di meglio tanto di guadagnato. Penso che sia in condizione, tra pochi giorni, di decidere". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a margine dell'assemblea dei soci fondatori del Festival del Cinema, commentando l'incontro di questo pomeriggio tra il ministro Clini e il premier Monti. A chi gli domandava poi se servono finanziamenti dal governo per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata proposti dal ministro dell'Ambiente, il primo cittadino ha risposto: "Se la richiesta e' quella di andare oltre il 35 per cento, che e' il nostro obiettivo, e' indispensabile un aiuto da parte del governo".
POLVERINI - "L'incontro tra Clini e Monti significa che c'e' la giusta considerazione del premier perche' parliamo della Capitale d'Italia. Monti ha voluto, quindi, essere informato di tutte le attivita' che gli enti locali hanno messo in campo, quello che sta facendo il Prefetto, che e' anche Commissario di governo. Quindi era doverosa un'informativa a Monti che ha ascoltato il Prefetto per la prima volta dalla sua nomina". Lo ha detto la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, a margine dell'assemblea de soci fondatori del Festival del Cinema, commentando l'incontro di questo pomeriggio tra il ministro del'Ambiente, Corrado Clini, e il premier Mario Monti sulla questione rifiuti. "Alla fine troveremo una soluzione che non portera' l'emergenza a Roma, siamo sicuri di questo", ha concluso.
IL PD - "Si proceda in tempi brevi all’individuazione di un sito transitorio, Pian dell’Olmo oggi rappresenta l’ipotesi più credibile - il commento di Umberto Marroni, capogruppo Pd - Al di là della propaganda della destra è infatti necessario procedere realmente alla chiusura della discarica di Malagrotta per avviare il risanamento ambientale dell’area. Inoltre è indispensabile che Roma si prefigga di superare il tema della discarica puntando sul processo di raccolta differenziata e su una politica di impianti trasformando così il rifiuto in risorsa e ponendo Roma al livello delle altri capitali europee e rispettando così le indicazione dell’UE".
I NUMERI DI MALAGROTTA – Nel 1985 viene inaugurata l'apertura della discarica di Malagrotta, di proprietà del Consorzio laziale rifiuti (Colari), di proprietà di Manlio Cerroni. Il sito si estende su 160 ettari con 4mila tonnellate di rifiuti raccolte ogni giorno dalle strade della Capitale (150 milioni di tonnellate di immondizia ammassate, trattate, incenerite e riciclate dalla sua apertura ad oggi). La Regione ha stanziato 135 milioni per il triennio 2011-2013 per la raccolta differenziata, con l'obbiettivo del 65%. In base alla normativa Europea che vieta di inviare in discarica rifiuti allo stato grezzo, il sito di Malagrotta avrebbe dovuto chiudere il 31 dicembre 2007, ma le varie amministrazioni che si sono susseguite negli anni hanno prorogato questa data senza mai risolvere il problema. Secondo gli studi effettuati da Ispra e Arpa negli ultimi anni sui territori limitrofi al sito, ci sarebbe aumento di tumori e leucemie tra la popolazione con un inquinamento ambientale sopra i limiti.
Nel 2011, l'invaso di discarica è stato oggetto di una procedura di bonifica per l'inquinamento delle acque sotterranee accertato dall' Arpa, ma come dicono i residenti, “questo non è sufficiente, soprattutto se il sito subirà ulteriori proroghe”. Il rischio sanzioni da parte dell'Ue circa l'emergenza rifiuti del Lazio sembra ancora lontana, ma l'attenzione alla questione da Strasburgo c'è, ed è alta. I comitati aderenti alla rete “Zero waste Lazio” infatti, attendono di essere ricevuti per esporre loro, la questione.
IL TAVOLO ALLARGATO - Legambiente "chiede che venga conclusa con un tavolo allargato alle associazioni e ai comitati, la discussione sulla gestione dei rifiuti a Roma, adeguando gli obiettivi della differenziata al 65% previsto per legge e già praticato con successo in 1.290 comuni ricicloni italiani. Sembra attualmente inevitabile una nuova assurda proroga per la discarica di Malagrotta.
Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, critica fortemente le modalità di scelta del nuovo sito: "Se Malagrotta dovrà rimanere ancora aperta, è responsabilità soprattutto del lavoro fatto male per identificare i siti, viziato sin dall'inizio, prodotto in sostanza a partire da aree segnalate da vari progetti di imprese. Il siting va rifatto, normalmente è un soggetto terzo tecnico che incrocia su mappa le aree nel Comune rispetto a vincoli (di tutte le nature, idrogeologici e ambientali, archeologici, paesistici, ecc), criteri escludenti e criteri preferenziali arrivando a un primo elenco, sulla base del quale si effettuano i sopralluoghi e si verifica con le istituzioni locali e le parti sociali la reale praticabilità delle cose. Se fin dall'inizio fosse stata messa in atto questa normale modalità i vari Monti dell'Ortaccio, Corcolle, Riano, Fiumicino sarebbero stati esclusi, evitando il disastro al quale abbiamo assistito'”.
domenica 1 aprile 2012
Rifiuti, incremento della differenziata strada prioritaria per evitare l’emergenza. No a deroghe ai vincoli ambientali
Il Programma straordinario per Roma presentato mercoledì dal Ministro Clini è finalizzato a “raggiungere progressivamente nel triennio 2012-2014 l’obiettivo del 50% di materiale recuperato e la corrispondente riduzione dei rifiuti da conferire agli impianti di trattamento e quindi in discarica o termovalorizzatore”.
Si tratta di un obiettivo più modesto rispetto alla normativa nazionale (legge 296/2006), che prevede che entro la fine del 2012 deve essere raggiunto l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, alla direttiva europea (2008/98) ed al Piano regionale dei rifiuti della Regione Lazio del 18 gennaio 2012 che conferma gli obiettivi della legge nazionale.
Ma soprattutto, è una strada prioritaria per evitare l’emergenza rifiuti a Roma, visto che la discarica di Malagrotta avrebbe già dovuto essere chiusa e che la maggior parte dei sette siti individuati dalla Regione Lazio per nuove discariche sono soggetti a vincoli ambientali stabiliti dalle direttive europee e non derogabili. Considerando inoltre che le direttive europee e le norme nazionali prevedono che la discarica debba essere una soluzione residuale del ciclo di gestione dei rifiuti.
Per tutte queste ragioni la politica più realistica, e rispettosa delle leggi, per la gestione del ciclo dei rifiuti di Roma non può che essere basata sul recupero e riciclo di materia, e nel recupero energetico, come avviene nelle più importanti capitali europee e nelle Regioni più sviluppate dell’Italia. Mentre non è realistico superare un’emergenza ambientale con deroghe a vincoli ambientali che le direttive europee e le leggi nazionali considerano inderogabili.
Questa è la via maestra per evitare che Roma si avviti in una logica di emergenza che – come dimostrano gli ultimi 15 anni di “ emergenze rifiuti” un molte Regioni - ha come esito prevedibile il passaggio da un’emergenza ad un’altra con l’aggravamento delle situazioni di crisi.
Inoltre il ministro Clini ieri a Parigi, a margine del vertice Ocse ha incontrato il commissario europeo all’ambiente Janez Potočnik con il quale ha avviato una consultazione sulla situazione dei rifiuti di Roma e del Lazio, oggetto prima di una multa nel 2007 e poi di una pesante procedura di infrazione nel 2011.
Il Ministero dell’Ambiente conferma quindi l’impegno assunto nei confronti di Roma, ed a questo fine il Ministro Clini ha convocato tre riunioni tecniche per dare attuazione al “Programma straordinario per Roma”.
La prima riunione, convocata per il 4 aprile, è finalizzata ad individuare il piano operativo per “ridurre i quantitativi di rifiuti prodotti ed aumentare la quota della raccolta differenziata e del conseguente recupero di materia”. Nel corso della riunione saranno esaminati:
1. I dati della raccolta differenziata nel Comune di Roma;
2. Le proposte di miglioramento già avanzate;
3. L’impegno del Conai e dei Consorzi di filiera per aumentare la quota di raccolta differenziata e di recupero;
4. Il fabbisogno economico per incrementare raccolta differenziata e recupero;
5. Le possibilità di credito agevolato per sostenere i programmi delle imprese della filiera del recupero
6. La sperimentazione di un meccanismo di cauzione per alcuni contenitori di vetro, plastica o alluminio;
7. L’eventuale esigenza di adeguamento tariffario
Alla riunione sono stati invitati il Comune e la Provincia di Roma,il Commissario, il CONAI, i Consorzi di filiera, le società AMA ed E.GIOVI, Banca Impresa Lazio.
La seconda riunione, convocata per il 5 aprile, è finalizzata ad individuare il piano operativo per “rendere pienamente efficienti gli impianti di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti (TMB), ai fini della produzione di una frazione biostabilizzata e di una frazione da destinare al recupero energetico”
Nel corso della riunione saranno esaminati
1.I dati sull’efficienza degli impianti
2.Il fabbisogno economico per sostenere l’efficienza degli impianti.
3. La possibilità di credito agevolato per sostenere gli investimenti
4. L’eventuale esigenza di adeguamento tariffario.
Alla riunione sono stati invitati il Comune e la Provincia di Roma, la Regione Lazio, il Commissario, le società AMA, GAIA, ACEA, COLARI , Banca Impresa Lazio.
La terza riunione, convocata per il 12 aprile, è finalizzata alla Individuazione del sito di discarica per la gestione transitoria e del sito per il conferimento A REGIME (2014) di non oltre il 20% dei rifiuti trattati
Alla riunione sono stati invitati il Comune e la Provincia di Roma, la Regione Lazio, il Commissario, l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, ISPRA
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giovedì 29 marzo 2012
Il Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio esprime le sue perplessità rispetto al “Piano per Roma” esposto oggi dal Ministro Clini.
. La montagna ha partorito un topolino. Da un ministro ambientalista ci saremmo aspettati un deciso cambio di rotta verso una filosofia della gestione dei rifiuti che avesse inizio da una maggiore riduzione degli stessi e che proseguisse con la raccolta differenziata spinta porta a porta.
Non possiamo non domandarci perché l’obiettivo fissato dal Ministro, sia il raggiungimento del solo 50% della raccolta differenziata su Roma e non il 65% così come impone la Comunità Europea.Siamo fermamente convinti che il rilancio dell'uso di inceneritori rappresenti di fatto la negazione di un serio e concreto impegno verso la raccolta differenziata, infatti un inceneritore per funzionare bene, ha bisogno di molte calorie e queste possono essere offerte solamente dalla combustione di plastica, legno e carta.
In tutta Europa assistiamo alla chiusura degli impianti di incenerimento, sia per la loro indiscussa nocività, sia per la mancanza di "combustibile" dovuta al progressivo aumento della differenziata porta a porta.
In riferimento poi, ai sette siti originariamente presi in considerazione, dalla lettura del "Piano per Roma" si comprende bena che la scelta verrebbe ristretta a due soli: Monti dell'Ortaccio e Pizzo del Prete, questo in piena continuità con la logica discariche/inceneritori, inoltre, l’individuazione viene a basarsi esclusivamente su semplici studi preliminari.
Il Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio continuerà a chiedere una nuova gestione dei rifiuti basata sulla raccolta porta a porta spinta che non preveda più il binomio discarica-inceneritore.
mercoledì 28 marzo 2012
rassegna stampa
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/lazio/2012/03/28/visualizza_new.html_157858033.html
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Rifiuti-Malagrotta-chiusa-entro-lanno-Caccia-a-nuovo-sito-in-provincia-di-Roma_313140643234.html
http://www.asca.it/newsregioni-Lazio_Rifiuti__Clini__per_uscire_da_emergenza_il__piano_per_Roma_-1139157-.html
http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/03/28/news/rifiuti_l_appello_di_clini_alla_provincia_individui_altri_siti_per_le_discariche-32347508/
venerdì 23 marzo 2012
sentenza Albano
Risultati ottenuti? Pochi, il piu' triste a mio avviso e' stato constatare ancora una volta che i nostri politici oltre ad essere dei gran delinquenti ( me lo concedete vero? ) non hanno nessun rispetto per noi cittadini, solo cosi' si puo' leggere l'improvviso cambio di sede dell'incontro tra i Magnifici Quattro ( Clini, Polverini, Zingaretti, Alemanno ).
E poi la notizia del via all'inceneritore di Albano che e' stata accolta con entusiasmo da alcuni nostri politici...( Marroni !? )
Da tutto questo e' uscito che hanno ancora bisogno di tempo per studiare tutte le carte.
Questa battaglia e' lunga e faticosa, il tentativo dei politici e' quello di sfinire i movimenti, di portarli a sgretolarsi lungo la strada, di scatenare una uerra tra poveri con questo patetico balletto dei siti, ma personalmente credo che noi cittadini siamo molto piu' tenaci e intelligenti di quanto vogliano credere lor signori!!!
martedì 20 marzo 2012
Sciopero della fame ministero ambiente
Secondo giorno di sciopero della fame di Paolo Simonini, membro del Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio Sotto al Ministero dell'Ambiente. I membri del Coordinamento, ma anche cittadini che ci affiancano fin dai primi giorni in questa battaglia, si danno il cambio per sostenere Paolo ma anche continuare la costante opera di sensibilizzazione verso gli abitanti di Roma che ancora non sentono loro il problema della gestine dei rifiuti. Non ha fatto mancare il suo supporto Nando Bonessio ( Verdi ) presente al fianco di Paolo gia' da ieri sera.
Questa mattina Paolo ha indirizzato una lettera aperta al Ministrio Clini per spiegare il perche' di questo suo gesto.
Invitiamo tutti i cittadini, i movimenti e gli esponenti polititci a portare la loro soldarieta' a Paolo e auspichiamo che si creino le condizioni per permettergli di interrompere la sua protesta.
"Sono uno Zero. Un cittadino qualsiasi, che vede la sua terra,
la sua famiglia e il suo futuro minacciati da una discarica."
20 marzo 2012 - Ministro Clini
ho iniziato ieri un sciopero della fame sotto il ministero da Lei diretto.
Il mio nome non ha importanza. Sono uno Zero. Un cittadino qualsiasi, che vede la sua terra, la sua famiglia e il suo futuro minacciati da una discarica.
Vorrei solo dirLe, a nome mio, del Coordinamento di cui faccio parte e delle forze che appoggiano la nostra protesta, che questo è il momento per far partire a Roma la raccolta differenziata. Per voltare pagina con i giochi di potere, il malaffare, i monopoli. Per voltare pagina con la strategia criminale di una gestione dei rifiuti basata sulle discariche e gli inceneritori.
La raccolta differenziata porta a porta è l’unica scelta giusta, sana, legale, civile. E’ l’unico modo per difendere l’ambiente, per tutelare il territorio e la salute dei cittadini.
Mi permetto di chiederle tre cose.
Riceva i comitati dei cittadini in lotta per le tante emergenze locali sui rifiuti nel Lazio, ascolti chi ama la sua terra e la conosce davvero.
Faccia partire la raccolta differenziata porta a porta a Roma e nel Lazio. Chi avrebbe dovuto farlo, come Lei ha visto, non è stato in grado. Prenda la decisione di commissariare il comune di Roma per il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata previsto dalla legge. Non ci lasci nelle mani di affaristi e incapaci - anche se eletti dal popolo.
Chieda al Suo e nostro governo di investire in questa grande prova di civiltà, proponga un finanziamento speciale per la differenziata.
Noi saremo con Lei.
Con uno Stato realmente, finalmente dalla parte dei cittadini.
venerdì 16 marzo 2012
PRESENTAZIONE DEL LIBRO INCHIESTA
" ROMA COME NAPOLI "
AUTORI:Manuele Bonaccorsi, Ylenia Sina, Nello Trocchia
Mercoledi' 21 Marzo ore 21.00 Valcanneto Centro anziani
Martedi 27 Marzo ore 18.00 Cerveteri Piazza Santa Maria (Case Grifoni)
Roma come Napoli, per un libro sulla situazione dei rifiuti nel Lazio, forse, è un titolo un po’ provocatorio. Ma centra il punto. Nel bene e nel male. I più penseranno sicuramente alla cieca logica dell’emergenza che ha dominato, per anni, le politiche sui rifiuti di entrambe le regioni. Quanti ricordano che il Lazio, prima dell’attuale crisi romana, è stato in emergenza per ben nove anni? Per i comitati che si battono per una strategia di gestione dei rifiuti alternativa a discariche e inceneritori, invece, Roma come Napoli, è una speranza: «Perché Napoli da qualche mese si è data un obiettivo, per costruire il suo riscatto – scrivono gli autori nella premessa – Ha iniziato la raccolta differenziata dei rifiuti, porta a porta, da Scampia, quartiere simbolo di degrado e abbandono».
"Roma come Napoli – Il malaffare di politica e signori della monnezza che mette in ginocchio il Lazio e la Capitale" (ed. Rx Castelvecchi) scritto dai giornalisti Manuele Bonaccorsi, Ylenia Sina e Nello Trocchia è prima di tutto un libro utile. L’emergenza rifiuti nella Capitale c’è ma non si vede. In questo caso, le immagini dei rifiuti per le strade che si sono viste a Napoli negli anni scorsi non reggono il paragone tra le due città proposte nel titolo. Questo perché i cittadini romani hanno potuto contare per più di trent’anni sull’enorme discarica di Malagrotta e sull’attività del “re della monnezza” romana, l’avvocato Manlio Cerroni, che opera in un regime di quasi monopolio nella regione guidata da Renata Polverini. Fin qui, nulla di nuovo. Anzi. Le pagine dei giornali nel tempo non si sono risparmiate su questo.
Ed è proprio qui che entra in gioco Roma come Napoli. La storia dell’emergenza, le responsabilità della politica, l’occhio lucido e analitico che aiuta a capire questa complicata fase di transizione verso il post-Malagrotta. E ancora. Il ruolo dell’Ama, dai tempi del fascismo allo sfascio di parentopoli, le voci dai territori e le inchieste sui territori, sia quelli già invasi dai rifiuti che quelli in rivolta contro le nuove discariche, il ritratto sconosciuto dell’uomo più discusso di Roma in tema di rifiuti, l’avvocato Manlio Cerroni, alcuni retroscena dei personaggi in campo. Nel libro non mancano preziosi spunti di indagine “sistemica”: «Se la produzione di rifiuti, come previsto per legge, diminuisse e la differenziata arrivasse al 65 per cento come da Piano rifiuti regionale, questo sistema potrebbe smettere di essere redditizio per il privato che si riavvarrebbe sulle amministrazioni pubbliche. Seguendo questa logica, il massimo di differenziata concessa per Roma è il 35 per cento». Nel libro le vicende dei rifiuti capitolini sono arricchite da passaggi inediti, fin’ora mai raggiunti dalle penne dei giornalisti, e da alcune interviste ai protagonisti delle vicende del pattume romano.
Non a caso, hanno già sollevato polemica le dichiarazioni dell’amministrazione delegato di Ama, Salvatore Cappello, che in una lunga intervista ha dichiarato: «Non conosco capitali europee che abbiano il 65 per cento di differenziata. Il limite di legge è irrealistico». Puntuale la ricostruzione dell’impero economico di Manlio Cerroni che con le sue aziende fa affari dalle regioni del nord fino alla Sicilia e alla Campania. Gli autori sono andati anche a Pisoniano paese natale dell’avvocato dove un anziano signore racconta: «Qui un tempo si viveva di olive e di vigna. Era tutto coltivato. Ma quando l’agricoltura è entrata in crisi sono corsi tutti da Cerroni».
EMERGENZA!
Un estratto dal primo capitolo del libro "Roma come Napoli – Il malaffare di politica e signori della monnezza che mette in ginocchio il Lazio e la Capitale" di Manuele Bonaccorsi, Ylenia Sina e Nello Trocchia (Rx Castelvecchi).
Che Paese è quello dove il più essenziale tra i servizi pubblici, la raccolta dei rifiuti, diventa un’emergenza? Dove i Comuni, le Regioni, il governo, per risolvere il più antico tra i problemi delle città – la pulizia e l’igiene – devono sospendere l’applicazione delle leggi? Assolversi dal rispettare le regole che stabiliscono i criteri del vivere civile? L’emergenza è l’emblema dell’Italia che cola a picco. È l’epifenomeno del cancro che sta svuotando le istituzioni del Paese. In Campania l’emergenza spazzatura è durata diciotto anni, dal 1994 si susseguono commissari straordinari, discariche fuori legge, indagini della magistratura su organi dello Stato che si macchiano di reati ambientali. In alcuni momenti a Napoli, la terza città d’Italia, si è rischiato il colera, un paradossale ritorno al medioevo. A Roma non si è giunti fino a quel punto. Non ancora, almeno. Ma la strada appare segnata. Nella degna capitale del Bel Paese sul baratro, l’emergenza rifiuti è iniziata solo cinque anni dopo rispetto alla città partenopea. Era il 1999, a Palazzo Chigi c’era Massimo D’Alema, al Campidoglio Francesco Rutelli, negli Stati Uniti il presidente era ancora Bill Clinton. Dodici anni dopo eccoci allo stesso punto. Poteri straordinari per risolvere la crisi determinata dalla chiusura di Malagrotta. L’uomo a cui il sindaco e la governatrice della Regione Lazio – la strana coppia Polverini-Alemanno, incapace di affrontare la questione per tempo – ha consegnato la gestione dei rifiuti, si chiama Giuseppe Pecoraro, il prefetto della capitale. Lo è dal 2008, quando la carica di rappresentante del governo a Roma viene sottratta a Carlo Mosca, colpevole di essersi opposto alla schedatura delle impronte digitali dei bambini rom, voluta dall’allora ministro di ferro Roberto Maroni.
I poteri di Pecoraro sono straordinari davvero. Il prefetto potrà non applicare le norme del testo unico ambientale (Decreto legislativo 156/2006) che riguardano la Valutazione ambientale strategica, la Valutazione di impatto ambientale e il Piano regionale dei rifiuti. Saltano le leggi che stabiliscono l’iter per l’approvazione di impianti di smaltimento e la bonifica dei siti contaminati. Si sospende l’applicazione di buona parte del decreto legislativo n. 36 del 2003, che recepisce le direttive europee in merito alle discariche di rifiuti, stabilisce quali sostanze possano legalmente essere gettate in discarica e le procedure per autorizzarne l’apertura. Con esso viene sospeso anche il decreto ministeriale del 27 settembre 2010, che regola «l’ammissibilità dei rifiuti in discarica». In particolare, l’ordinanza cancella l’applicazione dell’articolo 1, secondo il quale: «I rifiuti sono ammessi in discarica, esclusivamente, se risultano conformi ai criteri di ammissibilità della corrispondente categoria di discarica secondo quanto stabilito dal presente decreto». E nessuno controllerà, perché spariscono anche le «verifiche di conformità dei rifiuti». Insomma, nelle discariche d’emergenza potrà andare un po’ di tutto. Ancora: non è previsto nessun obbligo di rispettare le «norme sul diritto di accesso agli atti amministrativi» (Legge n.241/1990). Tra queste l’articolo 9, secondo il quale: «Qualunque soggetto, portatore di interessi pubblici o privati, nonché i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati, cui possa derivare un pregiudizio dal provvedimento, hanno facoltà di intervenire nel procedimento». In parole povere, gli atti del commissario sono segreti. Continuiamo: via le norme sull’espropriazione per pubblica utilità, cancellati 45 articoli del codice degli appalti pubblici; derogate le norme «sulla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive»; sospeso il Codice dei beni culturali, che sottopone alcuni interventi edilizi all’autorizzazione del ministero dei Beni Culturali; via ancora l’unica legge regionale del Lazio sui rifiuti (Legge 30 luglio 1998). E via derogando. Pecoraro potrà agire «al di sopra della legge». E poiché le leggi non sono uno scherzo, ma servono a difendere beni indisponibili dei cittadini (la salute sopra tutti), c’è da preoccuparsi.
Con questa «licenza di uccidere» le leggi, Pecoraro dovrà fare ciò che la presidente della Regione e il sindaco non sono stati capaci di fare: trovare un nuovo invaso che sostituisca Malagrotta, ormai destinato alla chiusura. Polverini e Alemanno per mesi hanno annunciato la chiusura della discarica di Roma, con manifesti, dichiarazioni, proclami solenni. «Entro una settimana avremo delle risposte sul problema Malagrotta», dichiarava il sindaco il 17 settembre del 2009. È la politica dell’annuncio. Alla quale, però, sono seguite le proroghe all’uso dell’invaso. Alla fine i due leader del Pdl si sono messi a fare un antico gioco da bambini: lo scaricabarile. Polverini diceva: «Attendiamo una lista di siti idonei dal sindaco Gianni Alemanno». Alemanno rispondeva: «Serve un sito non facente parte del comune, altrimenti ci sarebbe il paradosso di avere lo smaltimento dell’enorme massa dei rifiuti nelle aree più antropizzate». Polverini ribatteva: «Se il Comune ritiene di dover comunicare alla Regione che non ha trovato un sito è chiaro che ce ne occuperemo noi». Intanto il tempo passava. E si avvicinava l’emergenza.
Come non comprenderli, Alemanno e Polverini. Nessuno dei due vuole scontentare con nuovi buchi nauseabondi i propri elettori. Malagrotta, a Roma, è un marchio di origine controllata: vuol dire puzza, veleni. Stormi di gabbiani, ma senza il rumore del mare. Le elezioni si avvicinano e già Alemanno, tra parentopoli, buchi di bilancio e rimpasti di giunta, ha già troppi problemi per mettersi in guerra coi cittadini di un municipio della capitale. Anche l’ex sindacalista dell’Ugl catapultata in politica aveva altri pensieri: ad esempio garantire i vitalizi agli assessori «non eletti» della giunta, per tenere in piedi la sua fragile maggioranza. Quindi, nessuna decisione. Alla fine, nel momento delle scelte improrogabili, l’accordo è stato semplice: lasciare la patata bollente nelle mani di uno che non deve essere rieletto, un prefetto.
Si poteva evitare questa conclusione? Certo. Sarebbe bastato concentrare tutti gli sforzi nella raccolta differenziata, nel «porta a porta», e nella costruzione di impianti di trattamento moderni. Roma è fanalino di coda, tra le grandi capitali europee, per il riciclo. E gran parte del suo pattume va dritto in discarica, così come scaricato dai cassonetti. Servono dei soldi per cambiare rotta, certo. Ma i fondi pubblici si spendevano per sistemare «parenti e amici», per vitalizi, per appalti, consulenze e assunzioni utili a cementare il potere clientelare dei potentati della Destra al governo. Dopo le comunali, le europee, e poi le regionali, e poi le politiche e le nuove comunali. Di urna in urna, di favore in favore, si arriva alla crisi. La chiamano emergenza spazzatura, ma ad essere in emergenza è solo la politica.
La débâcle del Centrodestra nel Lazio ce la racconta nei dettagli un esponente molto importante del Pdl romano, che preferisce rimanere anonimo. Ormai è prossimo ad abbandonare il partito, dice di non poterne più di Renata Polverini, «una che decide tutto da sé, un tempo ascoltava solo Berlusconi, ora neppure lui». E di Alemanno, che ha soprannominato «Retromanno, per la sua incapacità di prendere qualsiasi decisione senza poi rimangiarsela e tornare indietro sui suoi passi». L’esponente politico ha deciso di chiamarci, di sua spontanea volontà: sta già pensando di cambiare casacca, di sostenere il presidente Pd della Provincia Nicola Zingaretti alle prossime elezioni comunali – «anche perché la sconfitta del Centrodestra è sicura», ci dice. Ma per ora preferisce non esporsi, non è ancora il momento dell’annuncio. «Quando Alemanno vince le elezioni a Roma si monta la testa. Lo capisco, avevamo espugnato il nemico nella sua fortezza. Ma lui pensò di essere un re, di avere la strada segnata per scalare il Pdl», dice la nostra «gola profonda». «Alle europee del 2009 Alemanno è convinto di sfondare. Mobilita tutto il partito romano, non solo quelli della sua area, per sostenere il “suo” candidato Potito Salatto, che aveva gestito le liste civiche a suo sostegno alle comunali. Gli va malissimo, Salatto a Roma prende appena 34mila voti e arriva sesto della lista per preferenze, prima di passare con Fini, in Fli». Per la marcia trionfale del neosindaco è uno stop inatteso. «Alemanno va su tutte le furie, crede di essere contornato da nemici. E prepara la vendetta per le regionali del 2010». E i problemi della città, le discariche, i rifiuti? «Passano in secondo piano. In realtà Alemanno aveva avuto l’idea che avrebbe risolto tutto: la nuova discarica di Allumiere. Ci hanno lavorato le teste migliori del partito per mesi».
Nel dicembre del 2010 il sindaco firma col ministro della Difesa Ignazio La Russa un protocollo per realizzare in un’area militare a Nord di Roma, nel territorio del comune di Allumiere, un nuovo invaso e una «città dei rifiuti», con gli impianti di trattamento. «Allumiere ha quattromila abitanti, le prime case del paese stanno a dodici chilometri dal sito scelto, e lì arriva perfino la ferrovia. Avremmo potuto trasportare i rifiuti con i treni merci. Ci saremmo tolti i monopolisti privati dai piedi, avremmo potuto anche abbattere la tariffa pagata dai cittadini. Era una scelta perfetta». La notizia, tenuta in gran segreto tra pochi politici e amministratori del Pdl, viene «sbattuta in prima pagina» da «la Repubblica» il 2 marzo 2011. «A quel punto succede l’impensabile. La Polverini si butta a muso duro contro il progetto, lo boccia senza appello. E “Retromanno” che fa? Si tira indietro, smentisce tutto». Ciò che l’esponente del Pdl non ricorda è che la scelta di Allumiere non era di certo così «perfetta»: nella zona c’erano infatti importanti vincoli paesaggistici. Ma quel che conta è ciò che il nostro interlocutore ci dice alla fine della conversazione. «Alemanno e Polverini si stanno distruggendo tra loro. Litigano su tutto, sono in guerra costante. Non parlano tra loro, al massimo si scrivono lettere sui giornali. La conseguenza è che non riescono a decidere niente». Il gioco delle assunzioni nella municipalizzata viene condotto da Panzironi, amministratore delegato dell’Ama, sodale di Alemanno. Il sindaco di Roma, va precisato, non è indagato nell’affare della Parentopoli in Ama e Atac, scoppiato all’inizio del 2011. E ha dichiarato: «Se fosse provata la mia responsabilità mi dimetterei immediatamente».
Cronaca di un’emergenza annunciata
Per capire il «disastro della spazzatura» occorre tornare indietro di qualche anno. Nel 1999 la Regione Lazio entra in «emergenza rifiuti». La logica è sempre la stessa. Si ripeterà esattamente dodici anni dopo. Cambiano i politici, cambiano le maggioranze – allora Centrosinistra, dopo oltre un decennio Centrodestra. Ma la materia è la stessa. La stessa politica incapace di scelte e di soluzioni, lo stesso monopolista privato. È il febbraio 1999 quando il governo di Massimo D’Alema dichiara lo stato di emergenza per lo smaltimento dei rifiuti a Roma e in provincia. L’allora presidente dell’Ama (Azienda municipale ambiente, che nella capitale si occupa della raccolta dei rifiuti), Gianni Orlandi, l’assessore comunale all’Ambiente Loredana De Petris (Verdi) e quello regionale Giovanni Hermanin (Margherita), chiariscono che il commissariamento «servirà per accelerare le procedure per realizzare e potenziare l’impiantistica». Falso, il ciclo di impianti immaginato allora non sarà realizzato nemmeno un decennio dopo. Il quadro viene completato nel luglio di quel 1999. Con un’ordinanza l’allora ministro dell’Interno Rosa Russo Iervolino – successivamente coinvolta nel disastro rifiuti napoletano, in qualità di sindaco partenopeo – affida a un commissario l’uscita della Regione Lazio dall’emergenza pattume. Il commissario era il presidente della Regione, il giornalista Piero Badaloni, in quota Centrosinistra. Come da prassi la politica, incapace di decidere per via ordinaria, commissaria se stessa e poi si affida il nuovo incarico. E come se decidessimo di cambiare la scuola di nostro figlio mandandolo a ripetizione dallo stesso corpo docente, ma privatamente. Non cambia nulla, ma si possono bypassare le regole.
Per giustificare l’emergenza si usa la scusa del «grande evento» a cui Roma si prepara da anni: il Giubileo. «Occorre procedere – recita l’ordinanza – all’immediato avvio di interventi straordinari, al fine di tutelare la salute pubblica e l’ambiente, in quanto l’attuale sistema infrastrutturale delle discariche esistenti, degli impianti per il trattamento dei rifiuti e il sistema della raccolta differenziata sono insufficienti rispetto alla enorme quantità di rifiuti che verranno prodotti in occasione del Giubileo». L’emergenza nasce per dare risposte a quell’evento, ma si comprende presto che superato l’Anno Santo la straordinarietà diventerà normalità. Le deroghe favoriscono abusi e corsie preferenziali. Tutto in nome di un problema urgente da risolvere, che spesso viene creato ad hoc. Il trucchetto ormai lo conoscono tutti, grazie all’operato dell’«uomo delle emergenze», l’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, finito al centro dello scandalo sulla «cricca». Negli anni Novanta nel ruolo dei «Bertolaso» nel Lazio, troviamo tutto il Centrosinistra. Come abbiamo detto l’allora presidente della Regione, nominato commissario, era Badaloni. Al Campidoglio c’era Francesco Rutelli. L’opposizione grida allo scandalo.
Oggi sappiamo che pochi anni dopo il Centrodestra seguirà la stessa strada, e farà dell’emergenza uno stile di governo: il «governo del fare». Ma allora An e Forza Italia minacciano l’Aventino. Francesco Storace, futuro governatore del Lazio, Franco Frattini, futuro ministro degli Esteri, nel 1999 scrivono al responsabile della Giustizia, che in quell’anno era il comunista Oliviero Diliberto. Chiedono di sapere «quali iniziative intenda intraprendere a tutela della magistratura romana che, alle prese con un’indagine sulla gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio, appare soggetta a fortissime pressioni del governo. Che intende, attraverso provvedimenti ad hoc, affidare all’inquisito presidente della Regione Lazio, Piero Badaloni, proprio la gestione dei rifiuti durante il Giubileo». Nell’interrogazione si chiede inoltre se il Guardasigilli «non intenda sollevare in Consiglio dei ministri una questione di opportunità politica rispetto a una “mossa” dal chiaro tenore intimidatorio». Storace e Frattini, nei panni degli strenui difensori della legalità e dei magistrati, si riferiscono a un’indagine della Procura di Roma che indagava sull’affare rifiuti. I carabinieri del Noe avevano infatti appurato che la discarica di Malagrotta era sprovvista di autorizzazioni sin dal 1987. Alla fine non ci fu nessuna conseguenza penale per l’allora governatore della Regione Lazio.
L’autorizzazione definitiva per la discarica dell’avvocato Cerroni arriva pochi anni dopo, nel 2001. Solo che a firmarla c’è un nuovo commissario, il neopresidente della Regione Francesco Storace. Gli scherzi del destino raccontano che Malagrotta, «regolarizzata» nel 2001, dal 2008 sarà nuovamente utilizzata in proroga, per manifesta incapacità della classe politica. Lo stato d’emergenza, non termina quindi, come previsto inizialmente, alla fine dell’Anno Santo, il 31 dicembre del 2000. Con l’emergenza ci si prende gusto, e la nuova giunta regionale (Storace) e comunale (Veltroni), non intendono rinunciare ai voluttuosi poteri straordinari. Al contrario l’emergenza cresce, si allarga: nel maggio 2002 viene estesa anche alle altre province del Lazio, coinvolgendo di fatto l’intera regione.
Nel 2005 subcommissario all’emergenza era Marco Verzaschi. Tutto il suo passato è legato ai rifiuti: consigliere democristiano a Roma nel 1986, entra poi nel cda dell’Amnu, la progenitrice dell’attuale Ama. Nel 2000 diventa assessore all’Ambiente della giunta Storace, nel 2002 e fino al 2005 passa alla Sanità. Ma al ruolo di responsabile degli ospedali pubblici e convenzionati Verzaschi somma quello di vicecommissario all’emergenza spazzatura. Si occupava di sale operatorie e farmaci, ma pensava al pattume, con mirabolanti doti di certi politici. Nel marzo 2005, all’ultimo momento utile, una settimana delle elezioni, Verzaschi firma due ordinanze fondamentali, la n.14 e la n.16, che prendono il suo nome: con la prima autorizza l’allargamento della discarica di Malagrotta verso il centro abitato; con la seconda dà il via libera a Manlio Cerroni per la costruzione di un gassificatore di rifiuti all’interno della stessa discarica: un investimento da oltre 300 milioni di euro. Attenzione, le date sono importanti e i passaggi avvengono a distanza di pochi mesi. Nel luglio del 2005 Verzaschi passa all’Udeur. L’anno successivo diventa sottosegretario alla Difesa nel governo Prodi, ma lascia l’incarico nel dicembre 2006. Tre giorni dopo le dimissioni finisce ai domiciliari, accusato di corruzione e concussione per lo scandalo della Sanità laziale (il processo che lo riguarda è ancora al primo grado).
Con le elezioni del 2005, al duo Storace-Verzaschi subentra la coppia Marrazzo-Di Carlo. Il primo, il presidente, è il giornalista-politico che sarà travolto dallo scandalo dei trans (costretto a dimettersi nel 2010). Del secondo, assessore con delega anche ai Rifiuti, recentemente scomparso, resta memorabile il siparietto nel fuorionda di Report, quando confessò le mangiate di coda alla vaccinara con Manlio Cerroni: «Quello è uno all’antica, con chi vuoi che se le andava a mangiare le code, con Caltagirone?». Di Carlo ha sempre ammesso di avere un’amicizia fraterna con Cerroni. Molti sottolineano che è meglio gestire i rapporti politici alla luce del sole che nei sottoscala.
«Di Carlo era un uomo perbene, forse spaccone qualche volta, ma leale», racconta chi lo ha conosciuto. Perbene, certo. Ma meglio non occuparsi di spazzatura se frequenti il re del pattume romano che ti immagina – lo ammette lo stesso Di Carlo – «suo successore». Sarà un caso ma Marrazzo, che durante la campagna elettorale aveva promesso di bloccare l’iter del gassificatore di Malagrotta autorizzato da Verzaschi, si rimangia presto la promessa. Il presidente-giornalista fa anche un altro disastro: decide la costruzione di un secondo gassificatore ad Albano. A realizzarlo e gestirlo, senza gara d’appalto, grazie ai poteri emergenziali, sarà un consorzio formato dalle aziende pubbliche Ama e Acea e dal solito Cerroni (il progetto sarà bloccato dal Tar nel 2010 e mentre scriviamo si attende il responso del Consiglio di Stato). All’impianto dei Castelli Romani Marrazzo dedica buona parte del decreto con cui viene chiusa l’emergenza rifiuti nel Lazio. Siamo nel 2008, l’emergenza era iniziata nel 1999. Doveva durare nove mesi. Finisce nove anni dopo.
Emergenza inutile
Nove anni, 1999-2008: in mezzo i poteri speciali, le deroghe, l’emergenza. E decine di milioni di euro spesi durante la gestione commissariale. I risultati? Eccoli: il decreto Ronchi del 1997 stabiliva gli obiettivi di raccolta differenziata. Le Regioni dovevano raggiungere, entro il 2003, il 35 per cento. Dopo un decennio di emergenza, il Lazio è fermo al palo. I dati del 2008 confermano un misero 12,9 per cento. Solo nel 2009 il Lazio raggiungerà l’obiettivo fissato dalla legge per il 1999: il 15 per cento. Nello stesso anno la Campania, raggiunge il 29,3 per cento. Tra gli obiettivi della legge c’è anche la riduzione dei rifiuti prodotti. Nel 1999 la produzione di rifiuti urbani nel Lazio era pari a 2.755.485 tonnellate, di cui 2.131.514 solo a Roma e provincia. Dieci anni dopo sarà cambiato qualcosa? Sì, ma in peggio. La produzione di rifiuti nel Lazio, nel 2008, raggiunge tre milioni e 344mila tonnellate. Il rapporto Ispra, presentato nel luglio 2011, spiega dove finisce questa massa di rifiuti: «La sola provincia di Roma smaltisce in discarica oltre due milioni di tonnellate di rifiuti, di cui circa 1,5 milioni solo nel comune di Roma». Chi guadagna è presto detto: Manlio Cerroni. L’avvocato guarda la politica incapace e ingrassa aumentando il suo business.
Eppure aumentare la differenziata conviene. Una tonnellata in meno nella mega cloaca di Manlio Cerroni significa, al costo attuale, circa 70 euro in più nelle casse del Comune di Roma. Inoltre la carta, la plastica e l’alluminio riciclati sono una risorsa. Il recupero, poi, significa riduzione delle emissioni di Co2 nell’ambiente. Nel 2008 un rapporto di Mediobanca, realizzato per Civicum, chiarisce l’economicità del modello. «Il costo per tonnellata raccolta è al vertice a Napoli (281 euro), seguita da Roma (258 euro), mentre è minimo a Brescia (114 euro). In generale, laddove la raccolta differenziata supera il 30 per cento, il costo medio per cittadino risulta più contenuto (120 contro 156 euro)».
Viene il dubbio se sia incapacità o ci sia del dolo. Se commissari e amministratori «ci sono» o «ci fanno». Marco Verzaschi negli ultimi giorni di vita della giunta Storace firma l’ordinanza che autorizza la realizzazione del gassificatore di Malagrotta. Sarà pronto in pochi mesi. Ci vorranno anni, invece, per l’ok regionale all’allargamento di Maccarese dove c’è l’unico impianto di compostaggio che serve la capitale. Riceve 130 tonnellate al giorno di rifiuti, ma ne può trattare solo 80. E se fai la differenziata, ma non ci sono gli impianti, alla fine è come seminare su un terreno arido. L’impianto di compostaggio servirebbe a trattare l’umido, gli scarti alimentari, che soprattutto nelle regioni centro-meridionali rappresentano il 30 per cento dei rifiuti. La prima differenziazione, infatti, consiste proprio nel separare il secco dall’umido, evitando di portare in discarica la parte di rifiuto destinata a marcire e produrre il pericoloso liquido derivato dalla decomposizione della spazzatura: il percolato. Eppure nel dibattito pubblico nessuno ha mai invocato la parola magica «compostaggio». Nessuno ha mai dichiarato l’emergenza per costruire questi impianti, poco costosi ma assai utili. Le parole più in voga tra i commissari straordinari sono invece «inceneritore» e «discarica».
Tratto da "Roma come Napoli" di Manuele Bonaccorsi, Ylenia Sina e Nello Trocchia. Edito da Castelvecchi Rx © 2012 Lit Edizioni Srl.