lunedì 18 luglio 2011

Fiumicino, in marcia contro la discarica

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di  Rossella Anitori

MANIFESTAZIONE. Per il quinto sabato consecutivo i cittadini del litorale scendono in strada per opporsi alla realizzazione del sito che nelle intenzioni della Polverini dovrebbe sostituire Malagrotta.


Continua la protesta contro l’ipotesi di una nuova discarica a Fiumicino, in provincia di Roma. Circa cinquecento persone hanno dato vita ieri a un corteo per le strade di Fregene per dire No all’impianto annunciato dal governatore del Lazio Renata Polverini in località Pizzo del Prete. L’invaso andrebbe a sostituire la discarica di Malagrotta, il sito di stoccaggio per i rifiuti della Capitale, da tempo sull’orlo del collasso. Ma sul litorale tira aria di rivolta. Per il quinto sabato consecutivo i comitati della zona hanno fatto sentire la propria voce: «Polverini e Alemanno vogliono scaricare le conseguenze della gestione illegale dei rifiuti di Roma sui Comuni della provincia» sostiene il comitato Rifiuti zero, riferendosi al mancato raggiungimento dei livelli di raccolta differenziata previsti dall’Unione europea.
 
 «Basta Veleni. È tempo di invertire la rotta. Vogliamo impianti di riciclaggio e la raccolta differenziata porta a porta». Armati di fischietti, tamburi, campanacci e tanti striscioni, i manifestanti hanno gridato a più riprese slogan contro la discarica a Pizzo del Prete suscitando la curiosità dei turisti che si sono avvicinati al corteo per conoscere le ragioni della protesta. La scelta del sito al momento non è ufficiale: di Pizzo del Prete si parla nella proroga con cui il governatore del Lazio allunga di ulteriori sei mesi la vita di Malagrotta. Il sito viene menzionato tra quelli ritenuti idonei dagli uffici regionali per la realizzazione delle nuova discarica.
 
 Quattro località nel comune di Roma (Corcolle-San Vittorino, Procoio Vecchio-Pian dell’Olmo, Monti dell’Ortaccio, Castel Romano-Quartaccio), due a Fiumicino (Osteriaccia e per l’appunto Pizzo del Prete) e una a Riano (Quadro Alto). Il modello di riferimento, nelle intenzioni della Polverini, è quello di Peccioli, in provincia di Pisa, un invaso dove i rifiuti vengono sepolti solo dopo essere stati trattati. Ma per realizzarlo ci vorranno almeno tre anni. E, ammesso che il governatore non intenda firmare l’ennesima proroga per continuare ad utilizzare il sito di Malagrotta, i rifiuti della Capitale potrebbero finire - in via del tutto provvisoria - in cinque mini discariche.
 
 Ecco a cosa potrebbero servire i siti in elenco. Ma non sarà certo la temporaneità del provvedimento a preservare la presidente dalle proteste. Gli abitanti delle aree ipotizzate sono già sul piede di guerra. «Premieremo tutti i comuni che vorranno farsi carico del loro sito di smaltimento dei rifiuti», ha ribadito la governatrice per placare gli animi. L’idea è quella di ridurre Ici, rette per gli asili e tasse comunali nelle località che ospiteranno gli invasi per la raccolta. Ma i cittadini non si lasciano comprare: «Basta con le discariche» ripetono mentre marciano determinati sotto il sole di luglio. «È tempo di cambiare strategia. Bisogna ridurre i rifiuti alla base e recuperare con il riciclaggio il maggior quantitativo di materia possibile. Garantendo al tempo stesso la tutela della salute pubblica, delle nostre tasche e del territorio».

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