domenica 22 gennaio 2012


La Regione Lazio entra direttamente nel business dei rifiuti: Corcolle condannata a diventare discarica

INSIDE. Il direttore regionale dei “Rifiuti”, Mario Marotta, già “soggetto attuatore” dell'emergenza ambientale, è anche presidente di Lazio Ambiente, la spa che ha raccolto le ceneri del consorzio Gaia e che è proprietaria del termovalorizzatore di Colleferro. La Regione entra direttamente nel business chiudendo il ciclo dei rifiuti con l'aiuto di Ama e Acea. A dispetto dei vincoli, nell'area di Corcolle sorgerà la prima discarica prevista dal Commissario. Chi è l'uomo che nel silenzio degli uffici sta disegnando la nuova mappa del sistema e il potenziale conflitto di interessi

Giovedì, 19 gennaio 2012 - 12:27:00

di Fabio Carosi

Fatto il piano e chiarito al pianeta, “Da oggi si fa sul serio su tutti i temi. La maggioranza siamo noi”, la Polverini svela il segreto della battaglia in corso per la gestione dei rifiuti. Via il monopolio della Colari e di Manlio Cerroni, il progetto riservato che gli uffici stanno curando è quello di una gestione regionale. Insomma, invece di dare i soldi ai Comuni per sostenere la “differenziata” e avvalersi dei privati per le discariche, Renata entra direttamente nel business.

Come tutte le storie complicate e stracolme di leggi, azioni e storia, il nuovo corso della monnezza laziale merita una po' di attenzione. Partiamo dal piano appena approvato che di per sé dice poche cose, se non che fissa una quota di raccolta differenziata e poi nel 2013 apre le maglie verso il buio della civiltà dei rifiuti. Più che un atto d'indirizzo, il piano è l'ennesima prova di forza: l'approvazione è una vittoria politica che mette ancora di più all'angolo le opposizioni in consiglio.

Ma è quello che si prepara negli uffici, la vera rivoluzione anti-liberale della governatrice. Lo strumento con il quale la Regione ha deciso di fare ciò che l'Ama non è mai stata in grado è la nuova società Lazio Ambiente, una spa costruita per recuperare il caos politico e gestionale del consorzio Gaia alla testa della quale è stato messo provvisoriamente il dottor Mario Marotta.

Marotta per chi si occupa di rifiuti è la vera eminenza grigia. Classe 1974, 155 mila euro l'anno lordi di retribuzione alla Regione Lazio, è un alto dirigente poco silenzioso ma quasi invisibile. L''uomo vanta un passato remoto accanto al governo Prodi, ma cresce e diventa un vero esperto alla corte di Alemanno, ministro delle Politiche Agricole e Forestali, prima all'Ufficio Legislativo, poi all'Agea (rif cv: “organismo pagatore nazionale di tutti gli aiuti per l'agricoltura”) sino a diventare direttore generale dell'Inea e poi vice capo di Gabinetto, sempre al Ministero.

Marotta, dunque, fa rima con Alemanno ma anche con Polverini che oltre a dargli la responsabilità della Direzione Regionale attività produttive e rifiuti, dialoga con lui molti di più che con l'assessore Pietro Di Paolo, che nella partita della monnezza è sempre stato un fantasma per gli uffici. Marotta, oltre ad essere direttore regionale e da poco Presidente di Lazio Ambiente ma è anche “soggetto attuatore” dell'emergenza, cioè l'interfaccia col prefetto-commissario, Giuseppe Pecoraro, nella sciagurata operazione di reperire nuove discariche per chiudere Malagrotta. Dalla Regione partono il piano, i documenti per il commissario e ogni scelta di tutta la complessa partita che ha tenuto Roma col fiato sospeso sino all'ultima proroga della discarica più grande d'Europa.

Riepiloghiamo allora. Marotta fa e disfa dalla Regione alla Prefettura e, con un potenziale conflitto d'interessi, ha in mano le sorti anche di Lazio Ambiente e dei 500 dipendenti che la società ha riassorbito dal Consorzio disastrato. Oltre il mare di debiti nel patrimonio, la spa di Marotta, ha anche la discarica di Collefagiolara e il vicino termovalorizzatore di Colleferro, pagato dallo stato e ridotto al valore zero dalla gestione del consorzio stesso.
Ecco che allora Lazio Ambiente scalda i muscoli. I 28 Comuni per i quali la spa regionale gestirà la raccolta e lo smaltimento degli rsu, da soli non ce la faranno mai ad alimentare a dovere l'impianto di termovalorizzazione, ragion per cui, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, l'operazione “discarica di Corcolle”, servirebbe proprio a garantire al monumento alla monnezza di Colleferro, quel combustibile necessario a bruciare e a produrre energia quanto basta per ricavarne soldi. E il ciclo dei rifiuti sarebbe completo, interamente statalizzato e sotto il controllo totale della Regione, pronta ad avviare partnership con Acea e Ama alle quali ha già chiesto di realizzare il quinto impianto per il trattamento meccanico biologico. Ovvio che nelle intenzioni ufficiali della Regione c'è la volontà indicata per legge di sistemare tutta la partita Gaia e poi mettere a gara l'intero progetto, ma è pur vero che così com'è l'ex Gaia può essere appetibile solo se “rinforzata” dal combustibile romano, poiché è la Capitale il vero produttore di monnezza, con le sue 5 mila tonnellate al giorno.

E così entra in gioco Corcolle, temporaneamente messa all'angolo dal Mibac che ha urlato ai quattro venti i vincoli che impedirebbero la realizzazione della discarica a due passi da Villa Adriana. Rispetto a Riano, come sussurra ma non virgoletta il dottor Mario Marotta, lo stato di avanzamento delle procedure è molto avanti; l'area è in via di esproprio e a giorni dovrebbero ultimare i rilievi tecnici per poi aprire i cantieri, mentre a Riano il tempo perso per ricorsi e contro ricorsi, fa sì che sia ancora un segno sulla planimetria. E Corcolle ha anche un vantaggio straordinario: è a due passi dall'autostrada Roma-Napoli e permetterebbe il trasporto veloce ed economico dei rifiuti sino al costruendo quinto impianti per la produzione di combustibile, e quindi a Colleferro.
Il ciclo così sarebbe completo.

Ecco gli attori nel lungometraggio sui rifiuti del Lazio: Ama, società comunale raccoglie. Lazio Ambiente, società regionale raccoglie; Acea (51% cento Comune di Roma) e Ama trasformano i rifiuti separati in combustibile per Colleferro dove Lazio Ambiente brucia per produrre energia che poi va ad Acea che la rivende sul mercato.

Insomma, via i privati dai rifiuti e tutto sotto controllo di Comune e Regione. Restano solo i debiti di ex Gaia e i pochi crediti vero i Comuni della Valle che non pagano la raccolta. Mentre il governo Monti privatizza le attività, in via Rosa Raimondi Garibaldi si studia la neo statalizzazione dei servizi.

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