venerdì 30 settembre 2011

Rifiuti, la Federlazio ricorre al Tar "Revocare la nomina di Pecoraro"

IL CASO

Rifiuti, la Federlazio ricorre al Tar
"Revocare la nomina di Pecoraro"

"Mentre imperversa la polemica sui nuovi siti, uno provvisorio e l'altro tecnicamente "definitivo",
con tanto di sindaci che organizzano milizie territoriali, la Federlazio passa al contrattacco e deposita al Tar una richiesta di annullamento del decreto con il quale la Presidenza del Consiglio ha nominato il prefetto Giuseppe Pecoraro dallo scorso 6 settembre 'Commissario per il superamento della situazione di emergenza ambientale'".

Spiega il presidente di Federlazio, Maurizio Flammini: "Il nostro spirito è sempre lo stesso ed è di servizio: evitare che a Roma e nel Lazio si crei un'emergenza come quella della Campania. La nostra risposta all'emergenza dichiarata dalla politica è un progetto di investimenti da 700 milioni di euro che da tempo abbiamo portato a Regione e Comune e che garantirebbe di mettere a posto la spazzatura della Capitale e della Regione almeno per i prossimi 30 anni. Ma non abbiamo avuto nessun riscontro. Dunque se c'è l'emergenza è perché la vogliono".

Scrive Federlazio ai giudici del Tribunale amministrativo: "È quindi ben evidente che il decreto del 22 luglio è stato adottato non per ovviare a una situazione di urgenza ed imprevedibilità, bensì ad una gravissima e patologica situazione di inerzia.... nella consapevolezza che la discarica dì Malagrotta era da tempo in via di esaurimento". E aggiunge: "La colpevole inerzia dell'amministrazione ha concorso a fornire una rappresentazione dei fatti assolutamente
inesatta'. In sintesi, ciò che l'associazione sostiene è che la Regione in particolare aveva tutte le possibilità di risolvere il problema della chiusura di Malagrotta con poteri ordinari, ma che soltanto l'inerzia citata ha costruito condizioni di emergenza virtuale per poter agire con poteri straordinari. L'accusa è pesantissima e sostanzialmente chiama in causa Regione e Comune, colpevoli di non aver adottato politiche lineari per la gestione di un problema e di essersi rifugiati nel commissariamento. Perché? La spiegazione "politica" è semplice: individuare un sito ove collocare una discarica ha un peso elettorale notevole. Se invece lo fa il commissario, gli attori principali non hanno responsabilità e i vari consiglieri regionali, provinciali e comunali di qualsiasi coalizione sono liberi di cavalcare ogni protesta. Tanto le "colpe" politiche ricadono sul commissario, al quale ora rimane il cerino in mano: il prefetto giocherà due partite: una coi territori, l'altra in tribunale. In entrambe sarà costretto al catenaccio".
(30 settembre 2011)
fonte: la Repubblica 

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